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Il Paradiso di Francesco






                                “Francesco, che lietissimo era, chiese il suo organetto
                                e cominciò sì dolcemente a ssonare suoi amorosi canti
            che nessuno quivi si era che per dolcezza della dolcissima armonia no·lli paresse
                       che ’l cuore per soprabondante litizia del petto uscire gli volesse”.
                           (Giovanni Gherardi da Prato, Paradiso degli Alberti, III, 27-29)




                 irenze, anno 1389: nel giardino della residenza dell’umani-
                 sta Antonio Alberti, detta il “Paradiso”, Giovanni Gherardi
                 da Prato, poeta e giurista devoto alle Tre Corone Fioren-
         Ftine, (Dante, Petrarca, Boccaccio) ritrae una compagnia di
          giovani e ragazze, scrittori, filosofi e musicisti che si godono i loro
          divertimenti cortesi e dotti. Il Paradiso degli Alberti è un’opera al-
          legorica ispirata sia ai romanzi cortigiani franco-bretoni, sia al suc-
          cessivo romanzo toscano del primo Trecento: si articola in cinque
          libri, alcuni dei quali incompiuti. Dopo un viaggio fittizio nel regno di
          Cipro e un pellegrinaggio nel castello feudale della famiglia Poppi,
          gli ultimi tre libri sono ambientati nel parco della meravigliosa resi-
          denza di Antonio Alberti, detto il “Paradiso”. Il giardino e il bosco,
          ambientazione per eccellenza di molti romanzi cavallereschi fran-
          cesi, da Erec et Enide al Roman de la Rose, non sono solo luogo di
          incontri amorosi, ma anche di avventure interiori, a volte addirittura
          metafora del Paradiso. La realizzazione architettonica ed esteti-
          ca del giardino ebbe inizio nell’hortus dei monasteri, evolvendosi
          progressivamente nei castelli aristocratici, e raggiungendo il suo
          pieno splendore nel tardo medioevo nelle opulente residenze dei
          ceti urbani abbienti appena sorti. Il giardino del Paradiso, invece,
          è abbastanza particolare: non è popolato da personaggi di fanta-
          sia - vi si incontrano uomini e donne veri, personaggi storici del
          mondo politico, intellettuale e artistico fiorentino della loro epoca,
          che si divertono con balli e giochi, cantando, giocando e specu-
          lando sui temi fondamentali dell’ideale cortigiano, come l’origine e
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